[…] mi ha fatto pensare ad una composizione poco conosciuta di Igor Stravinskij: Tre pezzi per quartetto d’archi (1915). Due violini, una viola ed un violoncello sono gli strumenti protagonisti. Ciò che ne scaturisce è una sovrapposizione di individualità ben delineate. Gli strumenti creano, da soli e insieme, degli effetti sonori. Sono suoni cupi, aggressivi, ritmati, come quelli della neve quando batte sulla baracca di Adelmo.
Il compositore russo si distacca dalla tradizione compositiva classica per creare un’armonia non convenzionale in una fusione timbrica ed un dialogo paritetico tra tutti gli strumenti coinvolti. Come in Neve, cane, piede, tutto è vitale: la montagna, la neve, la terra. Sperimentalismo sonoro da una parte e abbandono del realismo in favore della forza visionaria dall’altra […].
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