«[…] a volte è giusto, salutare, scrivere storie piccole, romanzi che sembrano quasi racconti, abitati da due o tre figure, non di più; aiuta a focalizzare meglio i propri obiettivi concentrarsi sull’essenziale, prosciugare, levare il superfluo, abbassare la voce. Come quando, dopo pranzi elaborati e generosi sentiamo il bisogno di un pasto semplice, pochissimi ingredienti purché buoni, cotti il meno possibile; o quando, dopo un paio di ore di sinfonie, ci viene voglia di un quartetto, anzi di un trio, in un’esecuzione senza ritornelli, così finisce prima e ci lascia con il desiderio di riascoltarla ancora […]».
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