«Sarcastico, grottesco e visionario, sorprende per la capacità di rendere l’irreale possibile agli occhi del lettore, preparandolo gradualmente a episodi che mai ci sogneremmo, in altri casi, di accettare: Beckett occhieggia in diversi suoi testi, ma Morandini lo rielabora con tinte personalizzate, con un tono canzonatorio che sfiora il caustico, con fendenti che portano alla luce vite dissipate e disperate.
Ogni parola è al proprio posto, le assonanze rendono il testo scarno molto musicale, avvicinandolo a una sinfonia a più strumenti. L’orizzonte della sua narrativa è molto ampio, abbraccia diverse epoche in un’universalità che non relega mai le sue storie al provincialismo asfittico che molti autori italiani contemporanei sembrano non riuscire a scrollarsi di dosso […]».
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