«Ispirato alla letteratura svizzera per sua stessa ammissione, Claudio Morandini esercita in Neve, cane, piede una scrittura levigata che lascia il respiro senza mai esagerare ad un racconto sul paesaggio; impossibile farlo senza frequentare, almeno un poco, il cuore degli uomini – o dell’unico, in questo caso – che ne fanno parte, che gli sono legati in maniera indissolubile. Morandini scrive con falsa semplicità una storia terribile, che si legge con la fame di chi vuol capire quanto in fondo possano arrivare gli uomini, quelli che sopravvivono e quelli che invece lasciano il passo. Tutto si tiene in piedi in una squisita atmosfera di credibilità e di terrore insieme, fino al temuto epilogo.
Questo libro è per chi medita di andare a vivere in esilio sul Grappa e per chi sa che non si può mai sparire senza lasciare almeno una traccia».
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