«Capita, a volte, di incrociare sguardi eloquenti di occhi sconosciuti, raccontano storie, prendono voce in silenzio. Morandini raccoglie l’eco di un solitario uomo di montagna, tenta “di riprodurlo […] con i poveri mezzi della letteratura, forzando schemi e strutture e schivando il galateo del plot”, perchè “le storie vere hanno questo incolmabile vantaggio sulla finzione: si sfilacciano, si impantanano, possono perdere di ritmo e di nerbo, finiscono sempre dove nessun corso di scrittura farebbe mai finire una storia d’invenzione”».
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