«La grazia espressiva dell’autore fa del suo racconto un meccanismo perfetto, un’elegante e raffinata parabola di rimandi a linguaggi pittorici, materici, cinematografici […]. Perché la solitudine gioca brutti scherzi, ma la caverna che si apre in ognuno di noi, quando decidiamo di guardarla, è l’antro oscuro delle origini, in cui gli esseri umani hanno organizzato riti iniziatici dell’esistenza, per difenderla, per sottometterla come si può cercare di sottomettere il buio. Neve, cane, piede è buio e luce, perdizione e salvezza. È Letteratura di Grazia . È Mito.»
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