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A leggerti si ha sempre l’impressione di avere a che fare con uno scrittore non italiano: la tua cifra rassomiglia a quella di taluni scrittori d’oltralpe; e, a differenza di molti altri, il tuo concentrarsi sul dettato, sul ritmo, sul respiro da conferire al libro sembra essere un tuo tratto distintivo. Puoi dirci come lavori a ogni tuo romanzo e quali sono i tuoi riferimenti?
Forse il mio essere “di confine”, oltre a tenermi lontano – ahimè – da ciò che di importante e interessante accade nelle capitali della cultura, mi aiuta a rimanere distaccato dalle mode correnti. Posso scegliermi con una certa libertà modelli, riferimenti fuori tempo, coltivare amori e idiosincrasie, allungare lo sguardo dove mi pare […]».
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