Surreale, grottesco e allegorico, è da leggere.
Adelmo Farandola non si reca spesso in paese. Vive in montagna, sta assai bene nella sua baita. È un po’ scorbutico e senza troppa memoria. Dunque irresistibile. Scende a valle solo quando ha bisogno di provviste. Fa scorta, di modo da ridurre al minimo il contatto con gli altri umani o presunti tali, che non devono piacergli poi di troppo, e di sicuro gli sono meno graditi del profilo scabro e svettante delle sue Alpi. La sua esistenza scorre in base alla natura, al suo ciclo regolare. Con lui c’è un cane. Con cui parla. E il cane risponde. Ma non è questa la cosa più irregolare, nel ciclo degli eventi. Bensì il fatto che il disgelo faccia venire a galla in mezzo ai monti un piede umano.
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