«Mi infilo sotto il piumone. Occhiali, libri sul comodino. Taccuino per appuntare qualche parola e la biro sul letto. Neve, cane, piede. L’autore è Claudio Morandini. L’editore Exorma. In effetti è un libro di orme lasciate da un vecchio sulla neve. […] Morandini non ci racconta la luce delle montagne, non ci mostra la montagna di Cezanne, ma quella che esplode dall’interno, quella che si vedrebbe da dentro, e allora da dentro scopriamo cose inedite, o impensabili, la sorpresa è lo stupendo giallo del muretto della veduta di Delft di Vermeer, davanti al quale Bergotte di Proust è riuscito a morire. Adelmo ci racconta l’interno della sua baracca, la lingua muta della montagna, il catalogo degli scricchiolii, il mondo di fuori guardato dal dentro, davanti al quale Adelmo non è riuscito a morire, ma è impazzito per sempre».
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